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11 Maggio 2018

Rifiuti: il Tar del Lazio rinvia alla Corte europea il giudizio sul decreto Sblocca Italia

Il 12 settembre 2014 il governo Renzi emanò il decreto-legge n. 133, meglio noto con il nome di Sblocca Italia, relativo alla realizzazione in Italia di un sistema di gestione dei rifiuti urbani. Oggi, a distanza di quasi 4 anni, si torna a parlare del provvedimento.

Il Tar del Lazio, infatti, ha deciso di rinviare il giudizio sullo Sblocca Italia alla Corte europea. I giudici italiani, prima di emettere un verdetto, vogliono che sia l’UE a valutare il testo del decreto-legge per stabilire una sua eventuale non conformità alle norme Europee.

Il tribunale regionale era stato chiamato a pronunciarsi su un ricorso presentato da alcuni comitati ambientalisti i quali avevano criticato con forza la scelta di incrementare la diffusione di inceneritori nel nostro Paese.

 

Gli aspetti più discussi riguardano le pratiche che regolano la gestione degli impianti di incenerimento

I principali dubbi sul decreto Sblocca Italia riguardano 3 punti specifici del documento:

  • Gli inceneritori vengono considerati di “preminente interesse nazionale”, mentre non viene riconosciuto lo stesso ruolo agli impianti dedicati al riciclo e al riuso. In merito a questo, il Tar sottolinea che il largo utilizzo di inceneritori “potrebbe porsi in violazione anche dei principi di precauzione e di minore impatto sulla salute umana e sull’ambiente”. A tal proposito, è importante ricordare come la Direttiva UE 75/442/CEE sostenga che nella gerarchia della corretta gestione dei rifiuti, al 1° posto deve esserci la prevenzione a monte (il riutilizzo), al 2° posto il recupero della materia (il riciclaggio) e solo all’ultimo posto, lo smaltimento;
  • La mancata sottoposizione a Valutazione ambientale strategica del decreto;
  • L’articolo 35 che regola la libera circolazione dei rifiuti per lo smaltimento presso gli inceneritori.

Questi tre punti sembrano contrastare con il concetto di Economia circolare e con la volontà di adottare tutta un serie di disposizioni vòlte a favorire il riuso e il riciclo dei materiali. Basti pensare che, meno di un mese fa, l’Unione Europea ha approvato 4 direttive relative all’Economia circolare con l’obiettivo di diminuire gli sprechi, ridurre i costi per le aziende e incrementare la crescita economica.

 

Sospensione del Dpcm attuativo: quali conseguenze?

In attesa del parere della Corte europea, il Tar del Lazio ha deciso di sospendere il Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, attuativo della norma (datato 10 agosto 2016). L’esito? Un conseguente stop al piano per la realizzazione di 8 nuovi inceneritori, senza che sia stata presentata una valida alternativa.

Una notizia certamente positiva dal punto di vista ambientale ma che rischia di gettare benzina sul fuoco in un’Italia che deve fare i conti con una vera e propria emergenza rifiuti: carenza di impianti per la gestione del riciclo dei materiali; blocco dell'import di carta riciclata di bassa qualità da parte della Cina; aumento di incendi negli stabilimenti che smaltiscono i rifiuti.

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